FORMAZIONE

  Testimonianze  

  Fra Yasser, SA  

Cosa mi ha spinto a diventare frate
L’amore per Dio, per la Vergine Maria e la Chiesa, l’ammirazione per la vita dei santi e di alcune persone che mi hanno ispirato nella vita religiosa.

Ma anche l’ispirazione delle mie due nonne, sia paterna che materna. Sono nicaraguense-peruviano, nato in una piccola città del Nicaragua, Santo Tomas. Fin da quando ero bambino, le mie nonne, in contesti diversi, mi hanno insegnato a pregare e ad affidarmi all’azione misericordiosa di Dio attraverso la nostra Madre Santa, la Vergine Maria.

Ricordo che a volte, di fretta, camminavamo verso la parrocchia per partecipare a messe, processioni e altre liturgie. Io, con i miei piedini, acceleravo il passo rispetto agli adulti per riuscire a stare al loro ritmo e celebrare insieme a loro, con gioia, la gloria di Dio.

Fin da allora, in un ambiente difficile e segnato da un governo comunista, ho potuto presto prendere consapevolezza della sofferenza umana, dei bisogni delle persone e delle opportunità che si possono creare quando riusciamo a incarnare l’amore di Dio, collaborando così per la pace e l’unità tra le persone.

Allo stesso modo, ho imparato che tutto ciò che possediamo materialmente non è veramente nostro; o meglio, ha un significato passeggero.

Ciò che è dentro di noi, infatti, è l’unica cosa su cui possiamo contare; e proprio lì dentro c’è anche Dio con noi, e nessuno può portarcelo via. In questo modo, ogni giorno assume e porta con sé un significato diverso e sempre profondo.

Dopo un periodo trascorso in una comunità religiosa del mio paese natale, dopo aver affrontato il mio io, dopo momenti significativi di crisi personali e la mia superficialità nel cammino di fede dovuta all’incapacità di creare ponti solidi tra la mia fede, le mie emozioni e la mia ragione, ho scelto di lasciare quella comunità in cui ero entrato.

Affrontando più a fondo la mia umanità, i miei errori, le mie fragilità e i miei punti di forza, ho iniziato una nuova tappa della mia vita, trovando un lavoro In Perù. Ma prima di giungere in quel Paese, ho maturato esperienze lavorative e di studio in Costa Rica, Colombia, Brasile e alcuni altri luoghi dell’America Centrale, così come negli Stati Uniti.

Giunto in Perù, all’inizio ho trovato lavoro come insegnante di “Filosofia della Religione” e, dopo un anno, come psicopedagogo in un istituto diretto da delle suore francescane. In quell’ambiente ho avuto occasione di partecipare anche a missioni in luoghi poveri e lontani dalla capitale; ed è proprio lì che ho conosciuto un presbitero portoricano, conoscente di un frate dell’Atonement.

Questo sacerdote, diventato mio amico, mi invitava con insistenza a conoscere la congregazione dei Frati Francescani dell’Atonement.

Alla fine, dopo aver visto tante necessità pastorali e aver conosciuto un po’ di più la spiritualità francescana, e dopo essermi confrontato con il mio direttore spirituale, ho deciso di intraprendere un nuovo cammino religioso.

È nato allora in me un grande fervore per l’attenzione verso le persone, indipendentemente dal credo, dallo status sociale, dalla razza o dalla cultura.

Ed è stato in quel momento che mi sono reso conto che nel luogo in cui ero cresciuto, la mia migliore amica aveva un altro credo religioso e che avevo molte amicizie non cattoliche.

Dopo aver conosciuto meglio la spiritualità dei frati e il significato più profondo della parola”Atonement”, così come il carisma dei fondatori – basato completamente sul Vangelo, invitando tutti i cristiani a “ché tutti siano uno…” (cfr. Gv 17,21) – mi sono sentito molto toccato e ispirato a continuare a riconciliarmi con me stesso, a lavorare per l’unità e ad essere, grazie alla stessa spiritualità francescana, portatore di pace.

Tutto ciò mi ha aiutato ad aprirmi alla riconciliazione con gli altri, a partire da Gesù, riscoprendo chi Lui è, cosa rappresenta nella mia vita e cosa significa per me. Inoltre: a scoprire San Francesco e i nostri fondatori: Padre Paul e Madre Lurana.

I miei sogni e le mie perplessità
Sogno un’umanità che non abbia paura di professare pubblicamente la propria fede, il proprio cammino di conversione.

Sogno un mondo avvolto in un manto di pace e unità, proprio come voleva Gesù Cristo e come hanno ispirato in modo molto concreto Padre Paul e Madre Lurana, in cui possiamo iniziare a sanare le nostre ferite, riconciliando la nostra umanità, per lasciare che lo Spirito Santo agisca come desidera.

Sogno di sperimentare sempre più a fondo il valore delle persone che decidono di fare esperienza di un cammino di consacrazione concreto, semplice, profondo, con una donazione totale di sé.

Sogno di vivere una vita religiosa aperta e attenta ai bisogni degli altri, il cui nutrimento principale va oltre il discorso e la teoria: la preghiera, i sacramenti, la fraternità, la carità… Insomma, che sia totalmente ispirata dal Vangelo, ma che muova ogni passo saldo sulla terra.

Sogno la mia stessa conversione continua, di essere ancora in grado di imparare dalle mie cadute, di saper riporre la mia fiducia in Dio: Lui che è sempre pronto a tendermi la Sua mano amorevole, per rialzarmi e continuare a camminare, insieme.

La mia perplessità e il mio timore più grandi risiedono proprio nel fatto che il mio cammino possa diventare superficiale; che io mi dimentichi che la mia vocazione non è mia, non mi appartiene, ma è ispirata da Dio; che mentre io cercavo ogni volta di fuggire per strade che non erano le migliori, Lui mi veniva incontro e continuava a chiamarmi.

Temo di abbandonare il mio cammino di conversione e di pensare di non aver bisogno di altro, di ritenermi autosufficiente, di credere che le difficoltà attuali del mondo e della Chiesa possano rompere e infrangere la speranza.

Tuttavia, il mio conforto sta nella fiducia che il Signore agisce in mezzo a tutte le disattenzioni umane e che può sempre venirci incontro.

Che la pace, l’unità e la carità sono possibili, perché Dio continuerà a chiamare e a ispirare persone come te e come me, per continuare con questa bella missione per la salvezza delle persone.

E anche se non siamo indispensabili, so che il Buon Padre continuerà ad operare in mezzo al Suo Popolo, al fine di liberarci dalle nostre catene, per essere così persone volte al bene.

Il mio cammino fino a oggi
Da quando ho terminato il noviziato nel dicembre 2022, ho potuto continuare a imparare e ad approfondire come gli errori e le difficoltà umane possano trasformarsi in un’occasione di conversione e di salvezza.

Se ancora oggi condividiamo la croce con Gesù, con Lui condividiamo anche la Risurrezione e la Pasqua.

Continuo quindi ad affrontare il cammino come un semplice essere umano, conscio che tutte le sfide della convivenza a volte mi ispirano, a volte mi deludono; talora mi rendono felice, talora, invece, triste o arrabbiato.

Ma anche se questo mi colpisce, posso leggerlo come un’opportunità di apprendimento e ispirazione per reimmaginare e ripensare il nostro modo di vivere in comunità, nella vita religiosa.

In questi anni ho avuto la possibilità di partecipare a diversi eventi formativi nella vita religiosa, sempre accompagnato dai fratelli della comunità, dal mio confessore e dal mio direttore spirituale a Lima.

In Perù, per due anni, ho fatto parte di un gruppo chiamato “Nuove Generazioni di Religiosi”: un’esperienza molto arricchente e fraterna. Ho altresì preso parte alla pastorale carceraria peruviana, chiamata “Maranguita”, dove mi sono interfacciato giovani minorenni a partire dai 13 anni di età.

Questo periodo è stato davvero pieno della grazia di Dio. Inoltre, ho potuto concludere un corso biennale di formatori per la formazione religiosa, nella Conferenza dei Religiosi di Lima, per poi iniziare gli studi in Psicologia, riuscendo a completare la metà del percorso, prima di essere assegnato alla comunità di Assisi (Italia).

Qui sto vivendo una nuova esperienza di vita fraterna e, in più, sono chiamato ad approfondire lo studio della lingua italiana e quello della spiritualità francescana presso l’Istituto Teologico di Assisi.

Durante il mese di agosto 2025, sempre ad Assisi, mi sono reso disponibile per il ministero di accoglienza dei pellegrini affluenti alla Basilica di San Francesco e al Santuario della Spogliazione.

Ho così potuto conoscere la diversità della famiglia francescana presente “in loco” e lo spirito fraterno che la contraddistingue. Allo stesso modo, l’accoglienza gratificante, non solo della famiglia religiosa, ma anche delle persone laiche che ho conosciuto, mi fa sentire in famiglia, non tanto cioè uno straniero.

Attualmente, presenzio ogni domenica alla celebrazione dei Vespri per l’unità dei cristiani nella chiesa assisana di “S. Stefano”, presieduti dalla nostra comunità.
In conclusione, la realtà trovata è molto diversa dall’America Latina; ma proprio questa esperienza mi permette di avere un altro sguardo, tutto nuovo, sulla vita religiosa.

Come vivo da quando sono entrato
Vivo la mia vita da consacrato con molta allegria, dedizione, impegno e intensità. Ho sempre pensato che per noi religiosi sia importante ciò che dice la Parola di Dio: «Se sarò fedele nel poco, Egli mi affiderà di più» (cfr Lc 16,10).

Ogni volta che mi chiedono di fare qualcosa, la faccio con il cuore e con dedizione, anche quando si tratta di cose semplici.

Per esempio, se in questo momento mi è stato chiesto di studiare l’italiano e la spiritualità francescana, mi ci dedico e uso il mio tempo libero per nutrirmi con letture e tutto ciò che mi aiuta a fare ciò che sono chiamato nel miglior modo possibile, dato che ora – oltre a seguire l’orario e il ritmo quotidiano della comunità, quindi i momenti fraterni, la preghiera, il dialogo, ecc. – ho anche come missione la mia formazione: per questo devo farla nel miglior modo possibile.

Da quando sono entrato nella comunità dei Frati Francescani dell’Atonement, vivo la mia vita con dedizione, libertà, disponibilità e profondità.

Sento che ogni giorno imparo sempre di più ad abbandonarmi alle mani di Dio, così che Egli possa fare di me ciò che desidera. Chiedo con fervore che l’azione dello Spirito Santo sia sempre con noi, nella Chiesa, nella fraternità dell’Atonement nel mondo; che possiamo essere testimoni dell’amore di Dio, per gloriarci in Lui, da cui abbiamo ricevuto la riconciliazione (cfr Rm 5,11).

Come essere umano, affronto ogni giorno le sfide correlate alla convivenza umana. Attualmente mi ritengo felice, perché nella casa di formazione di Assisi siamo capaci di parlare con vera fraternità; e credo che questo sia il principio fondamentale per essere religiosi di una comunità che si nutre di preghiera, costruendo dunque qualcosa di reale.

Pertanto, ogni giorno mi impegno ad affrontare il mio cammino di formazione non come qualcosa di già finito, bensì come qualcosa con cui sono chiamato a confrontarmi e cimentarmi quotidianamente, in me stesso e insieme ai miei fratelli di comunità, per poter essere un servitore di bene per le persone a noi donate.